La liturgia senza bellezza non è liturgia

L’ufficio liturgico propone ai presbiteri una riflessione tratta dal testo di Enzo Bianchi, Presbiteri: Parola e liturgia, Edizioni Qiqajon, Magnano 2010.

Se non sei abitato dalla Parola non potrai comunicarla all’assemblea che presiederai. Vorrei consegnarti una sola parola: «Prega la Messa!». Questo è il consiglio che Pio X già all’inizio del secolo scorso dava a tutti i fedeli: chiedeva loro non di pregare durante la messa, ma di pregare la messa. Del resto già Carlo Borromeo raccomandava: «Se amministri i sacramenti medita ciò che fai; se celebri la messa medita ciò che offri, se reciti i salmi medita a chi e di che cosa parli!» (Acta Ecclesiae Mediolanensis, Milano 1599, p. 1178).

E tutto avvenga nel timor di Dio, nell’adorazione che è la condizione essenziale per lodare, ringraziare, pregare il nostro Dio, e nella certezza che la liturgia che celebri contiene la più grande forza per l’evangelizzazione (cfr. Presbyterorum Ordinis, 5). Prepararsi pregando. Se non sei evangelizzato non puoi evangelizzare! Entra nella sagrestia, questo luogo che per te è più di quello che deve essere per i fedeli il sagrato, il nartece; eppure la sagrestia è diventata sovente un non-luogo, un luogo inabitabile, un luogo di disordine in cui tutto viene ammucchiato. Non permettere che la sagrestia sia un luogo di chiacchiere, di scambio di parole non necessarie. La sagrestia deve essere memoria della soglia del mistero e, come tale, è un luogo che richiede silenzio e preghiera.

Già da questo clima dipenderà la celebrazione per te, per i diaconi, per i ministranti, per tutti coloro che ti saranno accanto nel presiedere la celebrazione.
E mentre indossi le vesti liturgiche invoca lo Spirito Santo perché venga ad abitare in te, ti rivesta della bellezza di Cristo, ti dia exousìa, autorevolezza nei gesti e nelle parole. Le vesti liturgiche devono manifestare all’assemblea il tuo essere un «segno» di Cristo, non la tua dimensione privata, individuale. Non dimenticare che esse devono essere munite sì, di bellezza, ma non devono essere lussuose, ricercate, stravaganti. Non dimenticare inoltre che le vesti con il loro stesso colore fanno segno, indicano il tempo o la festa.

La liturgia senza bellezza non è liturgia e fare liturgia è una fare artistico. Non è forse la liturgia un riflesso della gloria di Dio sulla terra?

Tu non sostituisci Cristo, che è realmente presente in mezzo alla sua comunità nella Parola proclamata, nel Pane e nel Vino santificati, ma realizzi la sua presenza sacramentalmente. Di conseguenza stai di fronte e davanti alla Chiesa ma sei anche con la Chiesa, in mezzo alla Chiesa e ne riassumi la voce, la rappresenti di fronte a Dio. Di questo devi rinnovare la consapevolezza ogni volta che presiedi la liturgia. E dopo la parola, il silenzio: ma ci sono silenzi impazienti che sono peggio del rumore!