Vi sono, in prossimità del Natale, alcuni giorni davvero particolari: sono quelli dal 17 al 23 dicembre, un settenario meraviglioso che sfocia nella giornata del 24, vigilia e poi nella solennità di Natale. In questi giorni sia le prime letture che i vangeli offrono un itinerario che è un vero ricamo, insieme alle Antifone O, dette anche maggiori, che offrono un percorso ricchissimo di significati e di simboli utili per comprendere la venuta del Signore. Si chiamano Antifone O perché nel testo latino iniziano sempre con la O e sono indirizzate al Signore Gesù. Il settenario delle antifone, che fungono anche da acclamazione al Vangelo nella liturgia eucaristica dal 17 al 23 dicembre (il giorno 24 viene ripetuta quella del 21 dicembre), è molto antico e risale al 600, al grande Papa Gregorio Magno. Queste antifone ancora oggi sono cantate nelle cattedrali, nei monasteri, da alcune famiglie religiose e anche in alcune parrocchie in modo solenne e la loro forma poetica ne esce ancor più esaltata, Ogni antifona offre un particolare titolo messianico e così diventano una cristologia in sintesi: sono il frutto di secoli di studio e di meditazioni a partire dai padri della Chiesa dei primi secoli.
Molti definiscono il settenario che porta a Natale una sorta di “settimana santa”, proprio perché già la liturgia della Parola presenta testi propri, mai sostituibili, che in progressione tratteggiano, giorno per giorno, la bellezza di colui che è entrato nelle maglie della storia per stare con gli uomini e le donne di ogni tempo. Potremmo dire che il settenario delle letture e delle antifone portano a vivere non il krónos, cioè lo scorrere del tempo, piuttosto introducono nel chairós, il tempo propizio, quello della grazia, come dirà l’angelo ai pastori a Betlemme.
Un aspetto particolare delle antifone è nella seconda lettera, dopo la “O” iniziale, perché mostrano un acrostico rovesciato (cioè parte dall’ultima lettera e arriva alla prima), come riportiamo nello schema:
17 dicembre O Sapientia O Sapienza
18 dicembre O Adonai O Signore
19 dicembre O Radix Jesse O Radice di Jesse
20 dicembre O Clavis David O Chiade di Davide
21 dicembre O Oriens O Astro che sorgi
22 dicembre O Rex gentium O Re delle genti
23 dicembre O Emmanuel O Emmanuele
Leggendo al contrario le lettere in corpo maggiore e in grassetto, abbiamo la frase in latino ERO CRAS, cioè, (CI) SARÒ DOMANI. Il valore di questo acrostico sta nel progressivo rivelamento che il Messia sta per arrivare, così come lo chiama il Libro dell’Apocalisse, ho erchómenos, il Veniente (Ap 1,4) e al termine del libro c’è l’espressione «Sì, vengo presto» (Ap 22,20). Le antifone sono sette, numero di perfezione per la Bibbia e non deve neppure meravigliare il ricorso all’acrostico, perché le figure retoriche erano molto usate dagli antichi.
Le antifone furono usate inizialmente per il Magnificat, per esprimere l’attesa che il Salvatore viene / esce da Maria per opera dello Spirito Santo. A Pasqua, invece, esce dal sepolcro della terra. Spesso furono usate anche al Benedictus nelle lodi mattutine e le troviamo come versetto al canto del vangelo negli stessi giorni.
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