Perché state a guardare il cielo?

L’evangelista Luca, nel libro degli Atti degli Apostoli, raccontando l’evento dell’Ascensione, scrive: «Mentre lo guardavano, Gesù fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1, 10-11).

La Chiesa Sposa, che vive nell’attesa del ritorno dello Sposo, conserva nel cuore quello sguardo rivolto verso il cielo e ogni anno, nel Tempo di Avvento, torna a lanciarlo in alto per poter scorgere la venuta del suo Signore.

L’Avvento non è, quindi, una semplice preparazione al Natale quasi dovessimo fingere che Gesù non sia nato per poi doverci fintamente stupire della sua nascita nella notte santa. Esso è piuttosto il “sacramento” della venuta del Signore, perché memoria viva della sua incarnazione, attualizzazione del suo venire oggi dentro la nostra vita, anticipazione della sua venuta definitiva. Egli viene a noi anche nel tempo difficile che stiamo vivendo per insegnarci a vivere il dono della fraternità, a prenderci cura degli ultimi, dei poveri, della carne ferita dell’umanità dove lui si fa presente.

Nell’attesa dello Sposo la Chiesa, come ogni sposa, non ha altra occupazione se non quella di farsi bella per lui. Lo Spirito Santo è il suo “cosmetico” che agisce operando nei nostri cuori, per convertirci alla Parola del Vangelo, non con la paura per la minaccia dell’arrivo di un giudice severo, ma con la gioia per il ritorno dello Sposo. Per questo lo Spirito e la Sposa dicono: «Vieni!» (Ap 22,17).

L’invocazione che riempie il Tempo di Avvento è già forte della presenza del Signore che, venuto nel suo Natale nella carne, rimane con noi nel suo Santo Spirito del quale la nostra carne è tempio. Se ogni anno noi celebriamo l’Avvento, esso non è la semplice ripetizione di quello precedente. È una nuova venuta del Signore nella Chiesa, nelle anime, nel mondo, poiché la nostra vita è cambiata, non siamo gli stessi dello scorso anno. Il simbolo più eloquente dell’Avvento è l’Etimasia, il trono vuoto degli antichi mosaici che vediamo in alcune chiese, segno del nostro cuore che ha bisogno di accogliere ogni volta la tenerezza e l’amore di Dio.

La nuova edizione italiana del Messale propone alcune preghiere per il tempo di Avvento, che possiamo fare insieme in famiglia.

Nell’attesa dell’avvento glorioso del nostro Redentore rivolgiamo suppliche al Padre che è nei cieli perché susciti in tutti il desiderio della salvezza e ci soccorra in ogni necessità. VISITA IL TUO POPOLO SIGNORE.

Per la Chiesa: nel nuovo anno liturgico rinnovi il suo impegno missionario perché tutti gli uomini giungano all’incontro con il Salvatore.

Per i governanti: promuovano ovunque una pace duratura, la giustizia sociale, la salvaguardia del creato, la libertà religiosa.

Per coloro che hanno perduto la speranza: la benevolenza e la sollecitudine dei battezzati facciano rifiorire la fiducia nei loro cuori.

Per i giovani: attirati da Cristo, primogenito dell’umanità nuova, ispirino a lui le scelte di vita.

Per tutti noi: l’ascolto assiduo della Parola di Dio ci illumini per scorgere nella realtà quotidiana la presenza viva e consolante del Signore Gesù.

O Padre, accogli queste nostre suppliche e donaci il tuo Spirito perché restiamo saldi nella fede, gioiosi nella speranza, operosi nella carità. Per Cristo nostro Signore.

 

Padre Ezio Casella, direttore Ufficio Liturgico Diocesano